… che è anche il titolo di uno dei migliori B-movies di sempre. Sono Francesco Lami, e al contrario di quanto ormai potreste aspettarvi da me, questa volta vi parlerò di cose che hanno la spina dorsale. Perché anche i vertebrati ogni tanto hanno bisogno d’amore.

It’s a tough job… Immagine bmfcast.com
Magari nella realtà non ci sono deserti postatomici, mutande esplosive e tiranni anuri con tre peni come in questo gioiello di film, ma la vita, si sa, può essere lo stesso molto dura. Specialmente se sei un anfibio.
Gli anfibi (“doppia vita”) sono noti innanzi tutto per la loro straordinaria metamorfosi da larva acquatica, cioè girino, ad adulto, e poi per essere un efficace esca per la caccia al francese. Oggi includono Anuri (rane e rospi), Urodeli (salamandre e tritoni) e Apodi o cecilie, questi ultimi probabilmente usciti da un incubo sessuale di David Croenenberg.
Alla fine del Devoniano, 360 e rotti milioni di anni fa, gli anfibi se ne andavano in giro ostentando una certa spocchia: si trattava infatti dei primi vertebrati in grado di aggirarsi impunemente sulla terraferma. Strisciando qua e là sulle loro quattro tozze zampette (caratteristica ereditata da tutti i successivi vertebrati, per questo detti tetrapodi), questi animali guardavano con sufficienza quei loro cugini che non avevano fatto il grande balzo, gli altri Sarcopterigi (pesci il cui nome si può tradurre letteralmente in “pinne cicciose” e che includono dipnoi e celacanti).

Tiktaalik roseae, in una foto scattata in quell’età di ribellione in cui vivere nell’acqua con i genitori non era più considerato “da sturbo”, e i giovani cominciavano a sperimentare nuovi orizzonti sulla terraferma. Se un evoluzionista è anche un tamarro, si vorrà tatuere sul bicipite o l’alberello di Darwin con scritto “I Think” o questo sarcopterigio (ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale). Immagine Wikimedia Commons.
Ma come il primo modello di uno smartphone che all’inizio sembra rivoluzionario e dopo due mesi è già superato, gli anfibi si trovarono presto di fronte a competitori ben più attrezzati per la vita terrestre: gli Amnioti. Questi bulli, che includono voi e me, sono molto più svincolati dall’acqua rispetto agli anfibi, che hanno una pelle sottile e scoperta, utile come aiuto alla respirazione ma vulnerabile alla traspirazione, e devono deporre comunque le uova in pozze d’acqua.
Dopo un brevissimo regno da padroni delle terre emerse, quindi, i nostri eroi dalla doppia vita si sono accontentati di tenere un basso profilo, saltellando e gracidando di pozza in pozza all’ombra dei sempre predominanti amnioti. Può non sembrare granché come prospettiva, ma al gioco dell’evoluzione l’importante è sopravvivere, e con quasi 7000 specie viventi gli anfibi non se la cavano neanche eccessivamente male a questo gioco. Purtroppo per loro, però, i guai non erano finiti.
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