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Faccia da scimmia

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Sono successe un sacco di cose dall’ultimo post, sostanzialmente riassumibili nei seguenti tre punti: 1)la Marvel fa uscire un film deludente 2) la Marvel fa uscire un’ottima nuova serie 3) l’Expo universale apre e, improvvisamente, il mondo scopre che la cosa più importante del Brasile è una rete enorme su cui arrampicarsi. Naturalmente anche la biologia non è rimasta ferma così, in poco più di un mese, abbiamo genomi di mammut, teropodi vegetariani nuovi e un interessante articolo sulla funzione del pene negli insetti del genere Lygaeus. Cercheremo di rifarci per il tempo perduto, bentornati al Volo del Dodo signori. La prima arrampicata la offriamo noi.

Il Cercopiteco verde (Chlorocebus pygerythrus) feeling FABULOUS. Immagine Wikimedia Commons

Un Cercopiteco verde (Chlorocebus pygerythrus) feeling FABULOUS. Immagine Wikimedia Commons

Il 9 Maggio scorso ho partecipato alla finale italiana di FameLab, scroccando così viaggio a Milano e due biglietti per Expo. Sono arrivato secondo e, se siete i più carichi, potete vedervi il video della finale in cui rinuncio a comportarmi da persona adulta per il bene della Scienza©.

Nonostante sia un astrofisico, Luca Perri ha meritato il primo premio alla grandissima (ciao Luca, divertiti alle Canarie maledetto) quindi striscioni e inni nazionali quando affronterà i barbari del nord alla finale di Cheltenham. Comunque sia in 3 minuti si dice tanto, ma non tutto. Quindi per voi o mio popolo di aficionados ho preparato un cofanetto contenete la SUPERPLATINUM EDITION della presentazione. Se non vi piace la riportate in negozio e vi fate fare il buono per andare a vedere il nuovo Mad Max.

Nel grande sacco delle risposte ad hoc c’è anche quella alla domanda “Qual è la prima cosa che guardi in una donna/uomo?”. Il viso. Tralasciando la veridicità o meno di questa affermazione è innegabile che le facce giochino un ruolo importante nelle interazioni sociali umane. Anche le cose che rispondereste se foste sinceri lo fanno, ma quella è un’altra storia.

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DNA abominevole

ResearchBlogging.orgBentornati al Volo del Dodo, il blog che farebbe carte false per avere un’introduzione musicale come Galaaaaaaaavaaaaaaant, ma che capisce la difficoltà di far rimare parole come spermatofora e aplogruppo.

Immagine Wikimedia Commons

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Qualche giorno fa su DMAX, il canale che ha notevolmente aumentato la mia conoscenza di modi in cui potrei morire, è andata in onda una serie di cui colpevolmente non conoscevo l’esistenza.

Finding Bigfoot

In questo delizioso programma un gruppo di tizi intervistava gente convintissima di avere visto un Sasquatch e poi, con l’aiuto di un equipaggiamento da Splinter Cell, cercava di verificare se le voci erano vere. Tra i momenti che più ho amato dell’episodio ci sono sicuramente il tentativo di richiamare Bigfoot sbattendo una pagaia sull’acqua e la descrizione dei movimenti della bestia, paragonati a quelli “DI UN NINJA” (cit.).
Ho scoperto che di ‘sta roba hanno fatto 5 stagioni e non vedo l’ora di prendermi una bronchite per poter usare il tempo di guarigione per mettermi in pari.

Perché a me la criptozoologia piace un botto. Per chi non ne fosse un invasato, l’oggetto di studio della disciplina (pseudoscienza eh, ça va sans dire) sono le specie animali ritenute mitiche e leggendarie, come il chupacabra o il mokele mbembe.

E qui faccio una doverosa e necessaria precisazione.

No, non credo che in un noto lago scozzese sopravviva un numero di plesiosauri che, per tutto questo tempo, ha fornito come unica prova della propria esistenza qualche foto sfocata. Non ritengo nemmeno che ci sia qualche esemplare di Varanus priscus nascosto nell’entroterra australiano. Però mi intrigano le leggende e, soprattutto, non mi urta particolarmente chi ci crede davvero. Se sostieni di avere visto l’uomo falena che leggeva la Gazzetta non ho problemi con te, a patto che tu non sia anche uno che grida al complotto quando una testa non esplode a-la-Tarantino durante un attentato vero. Anzi, se proprio vogliamo, non vedo grosse differenze tra alcuni aspetti religiosi considerati “normali” e la criptozoologia, ma non mi dilungo perché avete capito cosa intendo. Analizzare i motivi del perché questi animali abbiano scarsissima probabilità di esistere al giorno d’oggi è anche un utile esercizio di conoscenze biologiche: Quanto dovrebbe essere grande un lago per poter ospitare una popolazione di plesiosauri abbastanza piccola da non venire notata ma, allo stesso tempo, sufficientemente grande da poter sopravvivere e mantenere una variabilità genetica accettabile?

Perché vi ho fatto tutta questa introduzione? Perché oggi si parla dello Yeti.

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