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Andata e ritorno, un racconto anfibio

SVEGLIAAA!!1! La tv non te lo dice ma l’uomo ha piantato delle pinne extra nei delfini per farli gareggiare!! Fate girare! Ok, seriamente, negli ultimi giorni sta facendo il giro della rete una foto di qualche anno fa: il delfino con le gambe. Ora, sebbene questo possa essere uno dei più bei nomi mai pensati per un pub, l’animale fotografato mostra semplicemente un “ricordo” evolutivo. E non è nemmeno l’unico. Oggi si esplora la roba strana che non dovrebbe essere nel corpo di chi la porta, ma che invece c’è. Per alcuni questo post potrebbe rappresentare un mio disperato grido di aiuto perché non ho più una coda prensile. Nulla di più falso. Lo giuro sulla fo**uta coda prensile che un giorno avrò.

La foto incriminata con a fianco due delfini (Tursiops truncatus) normali che giudicano le scelte di vita di quello a sinistra. Colgo l’occasione per ricordare che i delfini sono inquietanti a livelli notevoli già senza pinne extra, essendo contenitori mobili di parassiti come l’anisakis e avendo dato il via a quei quadretti da mezzo euro con gli arcobaleni. Immagini National Geographic Society.

La foto incriminata con a fianco due delfini (Tursiops truncatus) normali che giudicano le scelte di vita di quello a sinistra. Colgo l’occasione per ricordare che i delfini sono inquietanti a livelli notevoli già senza pinne extra, essendo contenitori mobili di parassiti come l’anisakis e avendo dato il via a quei quadretti da mezzo euro con gli arcobaleni. Immagini National Geographic Society.

Mantenere qualcosa che un tempo era utile ma oggi non lo è più è costoso per un organismo, sia in termini energetici sia a causa delle risorse sprecate. Gli antenati degli attuali ratiti, uccelli come gli struzzi e i casuari, hanno perso la capacità di volare quando si sono specializzati per la vita terricola. I cetacei, balene e delfini, hanno dismesso gli arti inferiori quando i loro progenitori hanno adottato definitivamente un’esistenza totalmente acquatica. Gli spettatori di “Uomini e Donne” hanno buttato via la loro corteccia cerebrale quando hanno scoperto che riuscivano a seguire il programma anche senza. La regola che vale sempre è quella della selezione naturale: quando una nuova caratteristica (o, in questo caso, la perdita di una vecchia) ti conferisce un vantaggio rispetto ai tuoi pari, puoi lasciare una prole più sana/numerosa che a sua volta erediterà la caratteristica e le permetterà di diffondersi.

Naturalmente il processo non ha nulla di intenzionale e nemmeno avviene dall’oggi al domani, ma se qualcosa è inutile o dannoso vi è un vantaggio a perderlo. È così che funziona in natura ed è così che dovremmo fare noi con cose che da tempo non sono che l’ombra di quanto erano in passato. Come “Alla fine arriva mamma”.

Questa perdita di caratteri, non più riacquistati, è abbastanza comune nel percorso evolutivo di molti organismi, tanto da meritare una vera e propria legge: la legge di Dollo. Formulata dal paleontologo Louis Dollo, recita più o meno così: “Un organismo è incapace di ritornare anche solo parzialmente a un precedente stadio già realizzato dai suoi antenati”. In pratica, se qualcosa viene perso lungo il cammino evolutivo, viene perso per sempre e non può essere ri-evoluto.

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