Puoi baciare la rana
L’articolo di oggi è il regalo perfetto per l’anniversario di nozze dei vostri genitori. Basta con i mazzi di fiori, le cene in costosi ristoranti e quelle torte particolarmente brutte che sanno di polistirolo. Prima di lasciarvi alla lettura un annuncio rapidissimo: a breve (quando mi verrà in mente un acronimo figo) partirà una nuova rubrica con interviste più o meno serie a dottorandi/tesisti magistrali italiani in biologia evoluzionistica, ecologia ecc… Materiale per partire ne abbiamo ma, se conoscete qualcuno interessato, ditegli di mandarmi una mail o scrivere due righe sulla pagina Facebook del dodo.
“E vissero per sempre felici e contenti.”
Questa storia inizia dove molte altre finiscono.
In ogni classico Disney che si rispetti, la protagonista, una teenager cui è sempre stata preclusa anche la scolarizzazione di base, affronta numerose peripezie insieme al suo unico vero amore. Questo è a sua volta rappresentato da:
A) Un belloccio nobile.
B) Un tizio che può anche fare il venditore di carta da parati, ma comunque avrà un bicipite grosso come la mia testa.
Quando tutto è sistemato, si va di matrimonio e unione felice per il resto della vita: l’agognata monogamia.*
Vabbè, direte voi, criticare i film Disney è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. E avete anche ragione.
Tuttavia questo finale, ripetuto un sacco di volte, fonda effettivamente le sue radici nel nostro modo di concepire una relazione. Homo sapiens è una specie che pratica, nella maggior parte dei casi, la monogamia. A questo punto però occorre fare qualche precisazione e, soprattutto, vedere se questa nostra abitudine è condivisa con altre specie animali. Come molte altre cose, la monogamia è un fenomeno complesso che viene spesso suddiviso in due parti distinte: sociale e genetica.
La monogamia sociale è una associazione a lungo termine che avviene tra un maschio e una femmina di una specie, generalmente durante la stagione riproduttiva. I due partner possono così dividersi i compiti necessari alla sopravvivenza dei loro piccoli, dalla ricerca del cibo alla difesa dei nuovi nati dai predatori. La durata di questo tipo di coppia può essere stagionale oppure continuare per tutta la vita dei due genitori, che si ritroveranno di anno in anno per rinnovare la loro unione. Senza alcun dubbio gli uccelli sono i re della monogamia sociale e il 90% delle specie di pennuti la pratica. Tuttavia, quella che superficialmente può apparire come un’immagine degna di un post motivazionale su Facebook, cambia se osservata più attentamente.
La condivisione delle cure parentali non implica assolutamente la fedeltà al proprio partner.
È infatti abitudine di molti maschi cercare di accoppiarsi con più femmine possibile e, magari, accudire solo i piccoli nati dalla compagna “ufficiale” (cioè quella da cui nasceranno più probabilmente figli suoi). Questo accade perché i gameti del maschio, gli spermatozoi, sono tanti e molto meno “costosi” per l’organismo da produrre rispetto a quelli della femmina. Possedere tutte queste frecce al proprio arco e utilizzarle tutte su un unico bersaglio è uno spreco per la selezione naturale, per questo molte specie apparentemente monogame sono in realtà poliginiche. Certo le femmine cercheranno di fare un po’ di “selezione all’ingresso”, ma rimane il fatto che anche tra le coppiette più affiatate mater semper certa est, pater numquam.
Eh la perla in latino? Mangiati il fegato Fabio Volo.
La monogamia genetica, quella in cui i due partner hanno un rapporto esclusivo, è estremamente rara. Sempre prendendo i pennuti come esempio, solo un quarto di tutte le specie socialmente monogame lo è anche a livello genetico. Tuttavia questo fenomeno esiste.
Scoprire le condizioni che hanno portato all’evoluzione della monogamia è difficile, ma possiamo formulare qualche ipotesi. Se i genitori dovranno essere fedeli l’uno all’altro, il vantaggio che deriverà da questo comportamento dovrà superare quello che entrambi avrebbero nel “tradire” il proprio partner. Uno dei modi in cui questo può succedere si verifica quando, per esempio, i piccoli accuditi da entrambi i genitori hanno più possibilità di raggiungere lo stadio adulto rispetto a quelli allevati da un genitore single. Ora, come potete certamente immaginare, testare questa “ipotesi dei due genitori” non è esattamente semplice ma, fortunatamente, non è impossibile.
Basta solo cercare la specie giusta.
Nelle umide profondità della foresta amazzonica peruviana vive Ranitomeya imitator, una piccola rana colorata, di quelle che vengono comunemente chiamate “rane freccia”. Tutti gli appartenenti a questo insieme hanno una brutta fama principalmente perché, come dimostrato egregiamente nel fim-stereotipo Apocalypto, secernono sostanze tossiche. Baciare questa rana non soddisferà i vostri sogni di trovare il principe azzurro, ma vi procurerà una paralisi parziale e grosse difficoltà di movimento. Se poi quello è ciò che cercate in un futuro partner servitevi pure. Ma è un’altra la caratteristica che rende questo piccolo animale molto interessante: R.imitator è una rana strettamente monogama.
Questa specie, a differenza di molti anfibi, non depone le uova nei pressi di un laghetto o di uno specchio d’acqua, ma piuttosto le nasconde tra la vegetazione del sottobosco. Quando nascono i girini, il maschio se li carica sulle spalle e li trasporta in un fitotelma, una piccola pozza creata da una pianta per raccogliere l’acqua piovana. Questa non è una strategia nuova (se ricordate bene la abbiamo già vista in Oophaga pumilio) ma R.imitator la usa in maniera particolare. Per evitare che i girini siano facilmente individuati da un predatore, questa rana cerca di scaricarli nei fitotelmata più piccoli e isolati. Il piano sembra ben pensato, se non fosse che questi ultimi sono anche quelli che al loro interno possiedono meno cibo. Per ovviare a questo problema la femmina torna ad intervalli regolari al fitotelma contenete i girini, per poi deporvi un uovo non fecondato. Per quanto possa sembrarvi poco appetitoso, questo rappresenta la fonte di cibo principale per i piccoli fino a quando non saranno in grado di cacciare da soli. Se da un lato l’importanza della femmina è nota e evidente, quella del maschio è stata studiata molto meno.
Per rispondere a questa domanda e capire come è nata la monogamia in questa specie, James Tumulty della East Carolina University ha creato un gruppo sperimentale rimuovendo alcuni maschi dalle loro covate, lasciando quindi le femmine sole ad allevare i piccoli. Confrontando la crescita dei girini in questo gruppo con quella dei piccoli accuditi da entrambi i genitori, Tumulty ha potuto determinare l’importanza dell’aiuto paterno in questi anfibi.
I girini nel gruppo sperimentale venivano comunque alimentati dalla madre, ma con meno frequenza e in maniera minore rispetto ai figli allevati da entrambi i genitori. Per mia somma gioia, il perché di questa differenza ha a che fare con un’attività solitamente svolta dal maschio in questa specie: ricordare le cose alla femmina. Come se vivessimo in un mondo degli opposti, dove le iene sono un programma di informazione seria e Vasco scrive una canzone che non contiene “eeeeeeeeeeeeeeeh!!”, questo anfibio sovverte i luoghi comuni. Il maschio di R.imitator, oltre a sorvegliare il territorio, richiama regolarmente l’attenzione della femmina gracidando fino a quando lei, esasperata, non torna da lui e dai girini. Una volta arrivata al fitotelma la madre continua a essere stressata dal maschio, che smetterà di infastidirla solo quando lei deporrà l’uovo necessario per l’alimentazione dei piccoli.
La femmina passa gran parte delle sue giornate a cercare cibo e, senza l’attività di richiamo del maschio, rischierebbe di mandare i suoi piccoli a letto senza cena. I girini nel gruppo sperimentale creato da Tumulty (quello senza maschi) avevano infatti tassi di crescita minore rispetto agli altri e, alla fine, solo pochi di loro hanno raggiunto l’età adulta. Questo scenario, in cui l’azione combinata di entrambi i genitori è essenziale per dare ai figli la massima chance di sopravvivenza, è quello che ha creato le condizioni per la nascita della monogamia in questa specie. Il maschio non ha tempo per andare a cercare altre femmine, impegnato com’è nella sua attività di padre modello, mentre la femmina utilizza tutte le sue energie per dare da mangiare ai piccoli e non riesce ad accoppiarsi con un nuovo pretendente. Così, per il bene dei loro piccoli, i due genitori hanno imparato a tenere a bada i bollenti spiriti in favore di una solida unione.
Questa storia finisce dove molte altre iniziano. I nuovi nati, una volta diventati adulti, faranno del loro meglio per trovare un partner fedele, con il quale formeranno una coppia solida e benedetta dalla selezione naturale.
Finché morte non la separi.
*N.d.A. Piuttosto che costringere il vostro pargolo a sorbirsi Frozen, un musical talmente lento che Jean Valjean è uscito dal cinema dopo mezz’ora, portatelo a vedere Lego Movie. In due ore e spiccioli la vostra prole avrà imparato che il modo migliore per combattere il male è farlo insieme ad un pirata robotico, una ninja, un mago doppiato da Morgan Freeman e Batman. Praticamente tutto quello che gli servirà sapere nella vita.
FONTI
Tumulty, J., Morales, V., & Summers, K. (2013). The biparental care hypothesis for the evolution of monogamy: experimental evidence in an amphibian Behavioral Ecology, 25 (2), 262-270 DOI: 10.1093/beheco/art116
Salve vorrei farmi propormi come intervistato dall’Autore con la A maiuscola di questo blog.
A, Frozen è da 10.
Io appoggio la proposta di intervistare questo qui
Ma quindi i pinguini sono monogami genetici?
Dipende dal pinguino! I pinguini imperatore lo sono, ma formano coppie stagionali e la loro monogamia dura solo fino a quando il piccolo non è cresciuto. Il pinguino di Humboldt, invece, è un esempio di animale socialmente monogamo e nelle loro colonie gli accoppiamenti extra-coniugali sono all’ordine del giorno.
ok, io pensavo all’imperatore. Quindi sono monogami genetici stagionali, che cambiano coppia ogni anno?
In sostanza sì. Questo tipo di monogamia, come dici tu genetica-stagionale, è chiamata “seriale” e il pinguino imperatore è solitamente l’esempio più usato per spiegarla.
Grazie per l’esaustività!
Esistono anche monogami sociali per la vita? Ovvero che strombazzano in giro ma curano solo la “loro” prole?
Allora qui la cosa si fa complessa. L’esempio più calzante che mi viene in mente è quello di una specie di albatross (Phoebastria irrorata) che forma coppie a lungo termine. Tuttavia, analizzando la paternità dei pulcini, si è scoperto che il 25% di loro era in realtà figlio di un’altro maschio!