Ultrasuoni, mormorii e testicoli: storie di (non) ordinarie vocalizzazioni
Bentornati al Volo del Dodo, il blog che interpreta Crimson Peak come un prequel de “I Vendicatori” e si chiede perché Loki sia diventato improvvisamente così sentimentale. L’articolo di oggi è un casino interattivo (UEILAAA! Come siamo borghesi!) e si ascolta almeno quanto si legge. Se ne state usufruendo al lavoro permettetemi di consigliarvi le cuffie, vi salveranno da potenziali incomprensioni.
Uno dei giochi a cui sottoponiamo gli infanti della nostra specie è il famigerato “Che verso fa?”. Solitamente questa attività viene svolta nel periodo in cui la zoologia tira di brutto nella vita di un bambino/a, quando il pargolo è capace di rispondere prontamente a domande del calibro di «Come fa la mucca?» e «il leone? Come fa il leone?». Una volta ho assistito ad una variazione interessante del tema, quando una giovane madre ha costretto il figlio di pochi mesi ad addentrarsi nel difficile terreno della paleoacustica chiedendogli «Come fa il dinosauro?». Il bambino ha tentennato, apparentemente dilaniato dall’indecisione tra ricostruire il verso di una bestia estinta basandosi su speculazioni e mangiarsi la manica del maglioncino a righe che stava indossando. Pressato dall’insistenza della madre, il piccolo ha giustamente scelto di non compromettere la sua integrità scientifica e si è messo a piangere.
Le vocalizzazioni delle altre specie ci intrigano, soprattutto quando scopriamo con orrore che spesso sono un modo per dire qualcosa ad un altro individuo. Per precisare, con comunicazione acustica intendiamo lo scambio di informazioni tra due individui per cui un segnale, la vocalizzazione appunto, è diretto da un “mittente” ad un “destinatario” e altera il comportamento delle due parti in causa. E quale migliore momento per godersi le vocalizzazioni della primavera inoltrata? In questa stagione il canto degli uccelli, il gracidare delle rane e il frinire delle cicale ci permettono di vivere un nostro personale momento “Fattoria Osella”. Quasi non ci viene da pensare che tutta ‘sta roba non sia per il nostro godimento ma, in realtà, il modo più spiccio di molte specie per dire «Ehi bella, sono qui, senti la mia poderosa e maschia voce…. Uuuuuh yeaaaaah». Ebbene sì popolo, è di nuovo quel momento dell’anno in cui il Volo del Dodo rientra improvvisamente nelle letture GIENDER: è tempo di Selezione Sessuale.
Dopotutto le vocalizzazioni sono spesso una componente essenziale della competizione per un partner e, per ascoltarle in tutto il loro splendore, non dovrete fare altro che seguirmi nella foresta amazzonica. Le scimmie urlatrici (genere Alouatta) producono uno dei suoni più potenti tra quelli emessi da tutti gli animali terrestri. Tutte le specie appartenenti a questo genere hanno una sacca piena d’aria nella laringe, contenuta all’interno dell’osso ioide, che funziona da cassa di risonanza per il loro ruggito e lo amplifica enormemente. Ma non è tutto: queste scimmie possiedono anche delle corde vocali di 4 cm, mentre noi (pure Albano) le abbiamo di un centimetro e mezzo. Grazie a queste modifiche morfologiche, questi mammiferi di 7 chili di peso sono in grado di produrre suoni a bassissima frequenza, più o meno quelli che ci si aspetterebbe dal ruggito di una tigre.
Gli Slayer gli fanno una pippa.
Le Alouatta vivono in gruppi sociali dominati da pochi maschi (da 1 a 3 a seconda delle specie) che passano il loro tempo a ruggire, molto probabilmente per proteggere il loro territorio dai rivali e accaparrarsi le partner. Sebbene anche le femmine abbiano la sacca di risonanza nell’osso ioide, questa è un carattere sessualmente dimorfico ed è molto più grande nei maschi. Una vocalizazione potente segnala agli avversari la buona salute dell’individuo che la emette, la sua forza, ed è quindi un ottimo modo per misurarsi con eventuali pretendenti al trono senza picchiarsi a sangue. Ma c’è uno scotto da pagare. Jacob Dunn e colleghi in un recente lavoro hanno scoperto che la dimensione dell’osso ioide e, quindi, la potenza del ruggito, è inversamente proporzionale a quella dei genitali maschili nelle Alouatta. Questa è la triste realtà: le scimmie che urlano più forte hanno i testicoli più piccoli. Questo fatto, che chiameremo da ora in avanti la “regola del commentatore di Youtube”, ha implicazioni non da poco per i nostri pelosi amici (le scimmie eh *BADUM TSS*). Il ruggito, come gli ornamenti degli uccelli, fa parte di quella parte del corteggiamento chiamata “competizione pre-copula” durante la quale i maschi combattono tra loro urlando per ottenere le femmine con cui riprodursi. Ma la guerra non finisce qui.

A sinistra un grafico che vi mostra l’andamento della frequenza di vocalizzazione e la massa dell’animale che le emette, in rosso le Alouatta. A destra uno schema della testa di una scimmia urlatrice. Immagini adattate da Dunn et al. 2015
Gli avventori di questo blog avranno oramai capito che attendersi concetti antropocentrici come la fedeltà in altre specie paga, spesso, quanto sperare di non avere gli occhi sanguinanti dopo la visione di un film con Adam Sandler. Può succedere, ma la regola non è quella. Essere un maschio dominante in un gruppo assicura a un individuo la possibilità di accoppiarsi ma, spesso, le femmine approfittano dei suoi momenti di distrazione per concedersi ad altri pretendenti. O loro le prendono con la forza. Una volta che uno di questi scenari si realizza la competizione pre-copula va a farsi friggere e passiamo nel reame di quella “post-copulatoria”: qui sono gli spermatozoi di diversi individui a competere tra loro per fecondare l’ovulo della femmina. Chiaramente, per vincere questa competizione, i maschi cercheranno di produrne il più possibile e, come potete prevedere, a testicoli più piccoli corrispondono meno spermatozoi. Quindi, tra le Alouatta, gli individui che investono molto nel ruggito risultano essere più deboli nella competizione post-copulatoria, ma si sono almeno assicurati un harem di femmine in precedenza. Perché non essere bravi in tutte e due le cose? Le risorse di un organismo non sono infinite e se le si usa da una parte (crescita osso ioide) non si può metterle da un’altra (testicoli).
Ma torniamo a casa. Un bambino può essere addestrato a rispondere con il verso giusto alla domanda «Come fa una scimmia urlatrice appartenente alla specie Alouatta caraya, bello di mamma?», ma le cose si complicano se ci interessano le vocalizzazioni di una bestia molto più familiare.
I topi (Mus musculus) cantano. Con questo non voglio dire che cantano nei film della Disney per allietare orfanelle abusate dai genitori adottivi o nel migliore contenuto extra di Shrek 2. I topi vocalizzano quando giocano, quando difendono il territorio e con i loro piccoli; ce ne siamo accorti tardi semplicemente perché usano gli ultrasuoni. Ma non è tutto. A nostra discolpa vorrei anche aggiungere che i topi sembrano impegnarsi davvero per rendere un casino vederli vocalizzare. In primo luogo queste bestie non fanno movimenti specifici quando decidono di canticchiare: nessuno scuotimento della testa, vibrazione del corpo o sequenza ballata con finale di secchiata d’acqua su una sedia. Poi c’è anche il fatto che i suoni prodotti da individui diversi sono praticamente indistinguibili tra loro, indipendentemente che a emetterli siano maschi o femmine di topo. L’ultimo dettaglio non trascurabile è che i topi emettono i loro ultrasuoni solo in contesti sociali, quando diversi esemplari si trovano insieme, e pensare di riconoscere quale individuo stia canticchiando in una bolgia pelosa è realistico quanto credere che ci siano davvero “Single disponibili nella vostra zona” perché ve lo dice un banner pubblicitario. Tutti questi problemi hanno reso difficile stabilire se davvero tra i topi vi è un tipo di comunicazione di informazioni tramite ultrasuoni. Ricordate la regola? Chiunque provi paura brucia al tocco dell’Uomo Cosa La comunicazione acustica avviene tra un mittente e un ricevente, ed entrambi modificano il loro comportamento. Come faccio a capire se questo accade mentre non capisco chi fa cosa?

Grafici molto simpa. Grazie a un nuovo metodo si è riusciti ad associare le singole vocalizzazioni al topo (le gocce) che le emetta. In basso trovate anche la quantità di vocalizzazioni emesse dai topi dei due sessi durante gli incontri, come vedete i maschi non stanno mai zitti. Immagine modificata da Neunuebel et al. 2015
E dire che ci sono diversi indizi che portano a pensare che, nei topi, il canto ultrasonico potrebbe avere un ruolo nel corteggiamento. Si è visto infatti che queste vocalizzazioni sono comuni quando i topi si riproducono e che le femmine tendono a passare più tempo vicino ai maschi che cantano, rispetto a quelli che stanno in silenzio. Fortunatamente, in un recente lavoro, Neunuebel e colleghi sono riusciti ad isolare le singole vocalizzazioni tra topi in gruppo e hanno scoperto l’ennesima roba di cui (sorpresa) non avevamo idea. Quando un maschio canta in presenza di una femmina questa, molto spesso, risponde. Nello specifico, durante i loro esperimenti Neunubel e il suo team hanno scoperto che il 61% delle vocalizzazioni femminili avveniva subito dopo un richiamo maschile. Questa coordinazione apre le porte alla possiblità che i maschi stiano inviando informazioni alle femmine con il loro canto, rientrando così perfettamente nella normali dinamiche della selezione sessuale.
Ma in fondo chi se ne frega, no? Ok, ci siamo persi che i topi vocalizzassero utilizzando gli ultrasuoni, ma stiamo calmi. Non è come se ci fossimo dormiti per anni il fatto che a uno dei più grandi mammiferi del pianeta piace imitare McConaguey di notte no?
Le giraffe (Giraffa camelopardalis) sono strane. Sono gli animali più alti del Pianeta e, insieme all’okapi (Okapia johnstoni), rappresentano il canto del cigno di una famiglia di mammiferi presente sulla Terra da 25 milioni di anni: i Giraffidae. Per quanto noi si pensi che tutte le giraffe siano uguali (razzisti), ne esistono parecchie sottospecie, alcuni studi dicono addirittura 9, e l’isolamento riproduttivo tra alcune di esse è tale che potrebbero essere considerate benissimo specie diverse. Ma voi non siete qui per parlare della filogenesi o della gentica di popolazioni di questi mammiferi (se volete farlo ditemelo che ci si vede e si beve qualcosa mentre parliamo di artiodattili), bensì delle loro vocalizzazioni. Per un sacco di tempo si è pensato che i gruppi di giraffe fossero formati da individui non imparentati tra loro e che non avessero una particolare gerarchia. Oggi sappiamo che non è così. Specie con una struttura sociale complessa spesso possiedono anche un insieme di richiami per comunicare con gli altri membri della mandria. Sebbene le giraffe abbiano una laringe e i nervi laringei, si è sempre ritenuto che, a causa del loro collo lungo, questi mammiferi non riuscissero a produrre un flusso di aria sufficientemente potente da fare vibrare le corde vocali. È più o meno lo stesso problema che hanno con la circolazione del sangue, risolto egregiamente da un cuore di 11 chili con le pareti spesse e adatto a sopportare una pressione sanguigna doppia rispetto alla nostra. In molte occasioni però si racconta di giraffe capaci di produrre una serie di versi, e youtube ha addirittura un video di un cucciolo di giraffa che non prende bene il fatto di dover andare dal veterinario. Tuttavia, quando qualcuno ha ripreso delle giraffe per più di 700 ore durante le loro attività giornaliere, ha trovato che i suoni emessi erano più che altro lamenti e sbuffi, non certo vocalizzazioni sociali complesse.
Anton Baotic e altri due suoi colleghi dell’Università di Vienna hanno passato mesi a registrare giorno e notte il comportamento delle giraffe in 3 zoo eruropei (Vienna, Copenhagen e Berlino) e, prima di dirvi cosa hanno scoperto, vorrei riportare alcune frase in cui gli autori comunicano tutta la gioia che questa attività può dare:
“As expected, exploring giraffe vocal communication turned out to be time consuming, tedious and very challenging (…) We visually inspected 908 h and 50 min of nocturnal, and38 h and 22 min of diurnal recordings for tonal, infrasonic or sustained signals.”
Traduzione
“BASTA VIDEO DI GIRAFFE… DIO VI PREGO… LE VEDO DURANTE I MIEI INCUBI… TAGLIATEMI UN BRACCIO PIUTTOSTO CHE FARMENE VEDERE ALTRI”
Durante le osservazioni gli autori del lavoro hanno scoperto che sì, le giraffe apparentemente comunicano tra loro producendo una sorta di “mormorio” a bassa frequenza. Perché nessuno se ne è accorto prima? Probabilmente perché ‘ste bestie lo fanno solo di notte. Sebbene non siano riusciti a determinare quale individuo producesse le vocalizzazioni in questione, gli autori della ricerca fanno notare che in tutti e 3 gli zoo i gruppi di giraffe dormivano in recinti separati (in alcuni solo maschi, altri solo i piccoli ecc…). Forse, aggiungono, questi richiami potrebbero servire ai membri di un gruppo per trovarsi durante le buie notti africane, quando la loro eccellente vista non basta. Sicuramente la struttura di queste vocalizzazioni è complessa a sufficienza per comunicare informazioni, ma serviranno altri studi per determinare davvero cosa si stanno dicendo questi enormi mammiferi nel buio.Qualcosa mi dice che li farà qualcun’altro.
Ora che ho fornito nuovo materiale alle mamme di tutto il mondo per tartassare i propri figli, vorrei chiudere questo articolo con la risposta ad una delle domande più fastidiose:
«Ma il coccodrillo come fa? Parapappà (cit.)»
Fa ‘sti versi usciti direttamente dalle viscere dell’inferno, quindi ciao.
FONTI
Neunuebel, J., Taylor, A., Arthur, B., & Egnor, S. (2015). Female mice ultrasonically interact with males during courtship displays eLife, 4 DOI: 10.7554/eLife.06203
Baotic, A., Sicks, F., & Stoeger, A. S. (2015). Nocturnal “humming” vocalizations: adding a piece to the puzzle of giraffe vocal communication. BMC research notes, 8(1), 425.
Dunn, J. C., Halenar, L. B., Davies, T. G., Cristobal-Azkarate, J., Reby, D., Sykes, D., … & Knapp, L. A. (2015). Evolutionary Trade-Off between Vocal Tract and Testes Dimensions in Howler Monkeys. Current Biology.
Le scimmie che urlano me le sognerò la notte…
Cmq la regola del commentatore di yt è geniale, spero prenda piede.
Mi adopererò in tal senso.
Molto interessante l’articolo. Anche divertente nel commento…poveri operatori che hanno dovuto ascoltare ore di versi giraffeschi! Complimenti, continuate così ragazzi! P.s. Ho finalmente capito da chi è stato preso in prestito il verso di Godzilla.
Ho appena scoperto questo blog… Complimenti!!! E’ un piacere leggere di biologia e contemporaneamente farsi una risata 😀 😀
Grazie a te, ci si prova!