A qualcuna piace bugiardo
Bentornati all’appuntamento settimanale con gli articoli reputati interessanti da me e dai parenti del loro autore! Il post di oggi è totalmente diseducativo e cerca di far passare il messaggio che mentire sia scusabile, quando non addirittura vantaggioso. Se volete essere buoni genitori non fatelo leggere ai vostri figli. Se volete essere OTTIMI genitori invece fateglielo leggere e regalate loro una finta barba alla Darwin.
Certe volte guardare un documentario può essere deprimente.
Non ho nulla contro il santo patrono della divulgazione scientifica Sir David Attenborough (che riesce a far sembrare interessante anche il curling) però a volte la scelta delle immagini mandate in onda è volutamente discriminatoria. Dai maschi di cervo volante (Lucanus cervus) che buttano giù gli avversari dagli alberi agli elefanti (Loxodonta africana) che incrociano zanne e proboscidi per ottenere il diritto ad accoppiarsi con una femmina, là fuori non è un posto per deboli. E io che, all’uscita dalla palestra, sento la voce di Charles Darwin sussurrarmi <Dammi retta giovane, buttala sulla simpatia> soffro.
D’altronde solo i migliori riusciranno a continuare la loro genia, lasciando a noi, appartenenti alla corte dei miracoli, l’oblio. Oppure mi sbaglio?
Se i due deludenti film di Thor ci hanno insegnato qualcosa è che non importa avere un sacco di muscoli, se alla fine il pubblico ama il tipo mingherlino e sveglio. Tralasciamo che sia l’unico personaggio ad avere battute scritte senza attingere alla Grande Bibbia dei Luoghi Comuni. Così, armato di timida speranza e della benedizione di Tom Hiddleston, sono partito alla ricerca dei Loki del mondo animale.
La balia nera (Ficedula hypoleuca) è un uccellino bicolore dalla vita di coppia promiscua e, sotto un punto di vista squisitamente umano, riprovevole. I maschi di questa specie, riconoscibili dal piumaggio bianconero, cercano ogni anno di ottenere dei buon territori che, una volta conquistati, verranno utilizzati per attirare le potenziali partner. Le femmine di questa specie non sono particolarmente appariscenti e, come nel caso di molti altri uccelli, sfoggiano un piumaggio mimetico dalle tonalità marroncine. Una volta che un maschio è riuscito nella sua opera di seduzione forma una coppia stabile con la fortunata femmina e la aiuterà ad accudire i piccoli e a procacciarsi il cibo. Questo scenario idilliaco è turbato dalla comunissima abitudine dei maschi di volare lontano dal nido per cercare di ingravidare una seconda femmina. Per poi abbandonarla.
Scusate se sono stato brusco, la vita lo è.
Questo comportamento, chiamato poliginia, non è nuovo tra gli uccelli ed aumenta le possibilità del maschio di avere figli con poco sforzo, visto che sarà la seconda femmina dovrà allevare i piccoli da sola. Sfortunatamente per lui però l’esistenza di una balia nera non è tutta battutacce da bar e scappatelle.
La competizione per ottenere le femmine è ardua e molti maschi vengono tagliati fuori dai giochi dai loro conspecifici più aitanti. Come se ciò non bastasse, i territori riproduttivi delle balie nere sono spesso vicini a quelli di un altro uccello, molto simile, chiamato balia dal collare (Ficedula albicollis). Le due specie sono strettamente imparentate tra loro al punto che, nelle aree dove si trovano entrambe, sono noti fenomeni di ibridazione. I maschi di balia dal collare sono però notoriamente aggressivi verso quelli di balia nera che, essendo più piccoli, sono spesso costretti a battere in ritirata e ad abbandonare ai nuovi arrivati il territorio scelto. Le femmine di balia nera, praticamente uguali a quelle di balia dal collare, non hanno questo problema e vengono tranquillamente tollerate dai maschi dominanti.
Ed è qui che il dio dell’inganno si mostra.
Alcuni maschi di balia nera possono presentare, a volte, un colore simile a quello delle femmine. Questo piumaggio marrone, frutto di alcune mutazioni genetiche, non presenta particolari vantaggi in situazioni normali e, di conseguenza, i maschi che lo sfoggiano devono sottostare all’ordalia di competizione/selezione come tutti gli altri. La situazione cambia radicalmente se nella zona ci sono delle balie dal collare. Studi recenti effettuati sul piumaggio di questi uccelli hanno mostrato come il colore marrone di questi maschi di F.hypoleuca particolari sia virtualmente indistinguibile da quello delle femmine di F.albicollis. Il vantaggio è facilmente intuibile: i maschi di balia dal collare, scambiando i nuovi arrivati per femmine, non avranno problemi ad averli attorno e non li attaccheranno a vista, permettendogli di ottenere un territorio nelle loro vicinanze. Le femmine di balia nera invece sanno benissimo riconoscere un maschio, anche se marrone, e quindi accetteranno volentieri le avances degli ingannatori, specialmente se accompagnate dalla promessa di un posto dove crescere i propri piccoli.
Questa fortunata caratteristica non è, però, sotto diretto controllo delle balie nere. Il colore marrone di alcuni individui risulta essere vantaggioso in una particolare situazione e, per questo, viene premiato dalla selezione naturale che gli permetterà di diffondersi in una popolazione. Non c’è intenzione, né pianificazione.
Tuttavia, quando ho letto questa articolo, mi è tornato in mente un lavoro meno recente ma che, se vogliamo, renderebbe ancora più orgoglioso il padre di Fenrir, Jörmungandr e Hela .
Nei mari che circondano quello strano insieme di isole senza Dio che è l’Oceania vive la seppia gigante australiana (Sepia apama). Questi molluschi sono parenti dei cefalopodi che trovate dal pescivendolo, solo che possono arrivare a pesare anche 10 chili. Quando la Natura chiama, centinaia di questi animali si ritrovano tutti insieme per un grande seppia-party con un unico obiettivo: accoppiarsi. Ora seguitemi perché, se la vostra morale ha vacillato per le balie nere, quello che sto per illustrarvi vi farà spegnere il PC urlando e accendere la televisione per cercare conforto nelle repliche mattutine di Don Matteo. Ogni femmina di S.apama si accoppia circa 17 volte al giorno con un numero medio maschi che può andare dai 2 agli 8. La competizione per accaparrarsi le femmine raggiunge l’estremo. I maschi sfoggiano i loro colori più sgargianti per intimidire gli avversari e, quando hanno conquistato una compagna, la controllano a vista per assicurarsi che i rivali non tentino di soffiargliela. Solo i più forti e vigili riusciranno nell’intento, assicurandosi quindi che le uova deposte dalla femmina contengano, effettivamente, la loro progenie.

Una seppia gigante schiaccia il cinque ad un sommozzatore. Ripensando a come questi animali si riproducono non penso sia una cosa buona. Immagine John Turnbull
In mezzo a questo sfoggio di muscoli e tentacoli c’è chi però sceglie un’altra via.
I maschi più piccoli, consci delle loro scarse possibilità di vittoria in caso di un confronto diretto con i loro conspecifici più palestrati, scelgono una via non violenta. Dopo aver localizzato una femmina protetta da un maschio cessano di esprimere i loro colori da conquista e imitano la sua colorazione sabbiosa. La loro performance è resa ancora più credibile dalla loro abilità nell’imitare la postura di una femmina in procinto di deporre le uova. Vedendo una nuova possibile conquista avvicinarsi, il maschio dominante è ben lieto di lasciarla entrare nel suo harem personale, vale a dire nelle vicinanze della femmina per la quale si è battuto strenuamente. Se a questo punto il maschio camuffato riesce a fecondare la femmina passandole con i tentacoli una sacca piena di gameti maschili (ehi sono seppie, non possono presentarsi con la prima stagione di Gray’s Anatomy e sperare che basti) il gioco è fatto e l’ingannatore può dileguarsi certo di avere onorato le migliori leggende norrene.
Spogliato della totale inquietudine propria di qualsiasi cosa fatta da Robin Williams, travestirsi da esponente dell’altro sesso per fregare qualcuno è una notevole innovazione evolutiva. L’attuare questa tattica permette la sopravvivenza e la riproduzione di individui incapaci di affidarsi totalmente alla potenza fisica, provando per l’ennesima volta i limiti della “sopravvivenza del più forte”.
FONTI
Calhim, S., Adamik, P., Järvistö, P., Leskinen, P., Török, J., Wakamatsu, K., & Laaksonen, T. (2014). Heterospecific female mimicry in Ficedula flycatchers Journal of Evolutionary Biology DOI: http://.wiley.com/10.1111/jeb.12328
Hanlon, R. T., Naud, M. J., Shaw, P. W., & Havenhand, J. N. (2005). Behavioural ecology: transient sexual mimicry leads to fertilization. Nature, 433(7023), 212-212.