C’era una volta un piccione
Ok la pausa è stata leggermente più lunga del previsto. Quando a luglio vi avevo promesso di slittare “leggermente” con la consegna degli articoli avevo sottovalutato alla grande quello che avevo da fare. Tra tesi (siete tutti invitati alla discussione domani, entrate a via Selmi 3 a Bologna e seguite l’odore di menzogne sulla validità dei miei modelli) e il dottorato vi ho abbandonati come farebbe un George Martin qualsiasi. Ora che la situazione si è calmata posso ufficialmente dare il via alla nuova stagione del dodo e quale miglior modo per farlo che non parlare di un lavoro che ha come oggetto la bestia stessa.
Se vi piace la biologia il Natural History Museum di Londra è uno dei posti più belli del Pianeta. Questo museo ospita alcuni tra i ritrovamenti più famosi della storia ed ha recentemente creato una collezione chiamata treasures dove espongono reperti che vanno dai denti di iguanodonte trovati da Mantell all’originale di Birds of America di Audubon. Il negozio di souvenir ha anche dei grattaschiena a forma di zampa di dinosauro che personalemente ritengo una aggiunta essenziale al bagaglio di ogni naturalista. Tornando ai tesori tra le varie teche potete ammirare lui:
Il dodo.
La prima cosa che ho pensato guardando lo scheletro è stata un anticlimatico <questo uccello sta chiedendo di venire cacciato>. Evolutosi nell’isolamento delle isole Mauritius, prima che divenissero la località preferita dai tizi che vogliono rompere i coglioni agli squali balena, il dodo (Raphus cucullatus) non aveva motivo di preoccuparsi di cacciatori e predatori in generale. Una volta che gli uomini sono arrivati il dodo è sparito con la stessa velocità della mia pazienza quando guardo un servizio su Ebola.
TG <Ebola si muove velocemente dall’Africa equatoriale verso le vostre case, i vostri figli e il vostro motorino. È altamente probabile che siate già stati contagiati da quel tizio che stamattina vi ha chiesto cosa ci volevate nella brioche>.
Persona normale < Sì ok ma tipo cos’è Ebola?>.
TG <Ebola è………………… una cosa bbbbbbrutta>.
*rumore di televisore rotto*

Lo scheletro del dodo esposto nella collezione treasures del NAtural Histoy Museum di Londra. Immagine NHM
Tornando al dodo, il fatto che questo uccello avesse subito i tipici processi collegati con la vita insulare (gigantismo, perdita della capacità di volare) aveva reso difficile il collocarlo in un gruppo. Inizialmente si era pensato potesse essere associato ai ratiti, gli uccelli non volatori come gli struzzi, ma questa classificazione è stata poi abbandonata in favore di altre, tra cui una che lo collocava nei rapaci. Tutte queste sono state successivamente abbandonate in favore di quella che, attualmente, è ritenuta la più probabile.
Il dodo era un piccione.
I Columbiformi, famosi soprattutto per Columba livia, sono una famiglia di uccelli decisamente sottovalutata. All’interno dei Raphinae, la sottofamiglia del dodo, solo un altro membro potrebbe ricordare meno un colombo: il solitario di Rodriguez (Pezophaps solitaria). Questo altro piccione terricolo ha subito lo stesso fato del dodo, estinguendosi nel 1760 e lasciandoci come prova della sua esistenza solo alcuni imbarazzanti disegni naturalistici.
Se ci allontaniamo leggermente con la parentela troviamo alcuni uccelli che, almeno per aspetto fisico, un piccione lo ricordano davvero. I generi Caloenas, Goura e Didunculus rappresentano oggi gli animali viventi più strettamente imparentati con il dodo e tutte le specie che ne fanno parte, seppur capaci di volare, mostrano una certa tendenza alla vita terricola. Prima di concentrarmi sul secondo protagonista di questo articolo fatemi fare una menzione speciale per il piccione dentato (Didunculus strigirostris) l’unica specie vivente del genere Didunculus. Questo uccello samoano è talmente raro che i blog naturalistici del mondo sono impazziti quando, qualche mese fa, un esemplare è stato avvistato da un tizio che stendeva i panni dietro casa. Non scherzo, è più o meno come se io andassi a fare benzina e trovassi un picchio becco d’avorio appollaiato sopra la colonnina del bancomat.

Da sinistra a destra membri del genere Caloenas (C.nicobarica), Goura (G.cristata) e Didunculus (D.strigirostris). Immagini Wikimedia Commons e Drew Avery
Anche tra i Caloenas non è che si stia particolarmente stretti e oggi il genere è rappresentato da una unica specie vivente, il piccione delle Nicobare (Caloenas nicobarica), più un’altra (C. canacorum) estinta. Tuttavia nel 1783, decine di anni prima che il buon Charles Darwin se ne andasse a zonzo per il globo sparando casualmente a bestie, John Latham citò una terza specie di Caloenas nel suo libro A General Synopsis of Birds. Pochi anni dopo, nel 1789, Johann Friedrich Gmelin chiamò questo nuova specie Caloenas maculata, piccione verde maculato.
Tutto ciò che sappiamo su questo animale proviene da due esemplari conservati in altrettante collezioni private, quelle di Sir Joseph Banks e del Generale Davies. Come la mia serie completa di Coccodritti del 1992, anche il piccione di Sir Joseph Banks è andato perduto.
<Blasfemia!> vi sento urlare durante un violento temporale mentre dei contrabbandieri vi tirano pugni sul mento <Quel piccione doveva stare in un museo!>.
Il problema è che quello del Generale Davies in un museo ci è finito, per la precisione nel Liverpool Museum. Il “piccione di Liverpool”, abbandonato a se stesso, ha rappresentato per anni un dilemma: si tratta di una specie vera e propria? Qualcuno ha preso un piccione delle Nicobare e lo ha dipinto (non ridete, succede davvero)? Che cosa lega questo animale e il caro vecchio dodo?

Filogenesi deei parenti del dodo. Come si nota i Caloenas sono il gruppo più vicino ai Raphinae. A fianco l’unico esemplare esistente di C. maculata. Immagini modificate Heupink et al. 2014
Per provare a rispondere a queste domande Tim Heupik, Hei van Grouw e David Lambert hanno preso alcune penne di questo esemplare e, dopo averle triturate a dovere, hanno estratto il primo DNA di piccione verde maculato. In particolare si sono concentrati sulla sequenza di un particolare pezzo di DNA mitocondriale, chiamato 12S, e l’hanno confrontata con quelle di altri Columbiformi.
I risultati hanno confermato il piccione verde maculato come una specie a sè stante, diversa da C.nicobarica. L’aggiunta di una terza specie al genere Caloenas ha permesso a Heupink e colleghi di fare qualche ipotesi sulle abitudini che il loro antenato comune dovesse avere. Secondo gli autori questo uccello era perfettamente in grado di volare, ma trascorreva anche buona parte della sua vita a terra. La stretta parentela tra l’antenato dei Caloenas e quello dei Raphinae (separatisi cira 42.6 milioni di anni fa) ci permette di ipotizzare simili abitudini anche per quest’ultimo. Seguendo questa linea di pensiero l’antenato dei Raphinae è partito dal sudest asiatico e, volando di isola in isola secondo un modello chiamato stepping stones, ha permesso ai suoi discendenti (il dodo e il solitario) di raggiungere le isole Mauritius e Rodrigues. E qui il loro percorso si è fermato, troppo specializzati e indifesi per poter competere con i cani e i fucili dei marinai.
Un’ultima nota sul piccione delle Nicobare. Questo bellissimo uccello iridescente, il parente più prossimo del dodo ancora in vita, non ha assolutamente imparato una ceppa dai suoi cari estinti e ha scelto di abitare le isole più remote dell’arcipelago indonesiano.
Buona fortuna piccione delle Nicobare.
FONTI
Heupink, T., van Grouw, H., & Lambert, D. (2014). The mysterious Spotted Green Pigeon and its relation to the Dodo and its kindred BMC Evolutionary Biology, 14 (1) DOI: 10.1186/1471-2148-14-136
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1871
Tra edulcorati esempli di evoluzionismo e sfoggio di dawiniane selezioni, vorrei segnalare questo post di un blog amico. E niente…
Mi ha convinto con MENDEL SMENTISCE DARWIN. Gran bel layout del sito comunque
Welcome back.
Ormai ero rassegnato all’estinzione del blog.
Pongo domanda: per quale motivo un uccello che ha sviluppato una delle migliori armi evolutive (il volo! A civilization quando ci arrivi fai il culo a tutti!) dovrebbe perdere questa capacità e diventare uno struzzo cicciotto?
Dove sta il vantaggio?
Ciao Nicholas!
Allora il volo è ganzissimo ma ha anche un grosso svantaggio: richiede una marea di energia. Se vivi in un posto dove ci sono predatori o dove devi percorrere ogni giorno grandi distanze per arrivare al cibo il volo conviene. Sulle isole però può capitare che non ci siano grandi predatori e che il cibo sia tutto relativamente accessibile, in questo caso la selezione naturale può premiare (come ha fatto in Nuova Zelanda, Madagascar…) la perdita del volo e l’acquisizione di uno stile di vita più “terricolo” visto il grosso risparmio di energie che questo comporta.
Sciocchi struzzi pigri!
Grazie per la chiarificazione!